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Ministro Valditara, sentite il bisogno di puntare sull’educazione civica perché la scuola italiana è finora stata carente in questo?
«Lo facciamo anzitutto perché la legge del 2019 prevede l’insegnamento dell’educazione civica nel curricolo scolastico. Abbiamo superato le linee guida del ministro Azzolina. La novità principale è che s’introduce una visione che è strettamente in linea con i valori costituzionali. E anche con quei valori che sono spesso dimenticati. Penso all’importanza di educare i giovani alla consapevolezza di appartenere a una comunità nazionale che ha una storia e valori, a iniziare da quelli scritti nella Costituzione e che la stessa Carta definisce Patria».
Più patriottismo in classe?
«Credo che questo valore, negli ultimi decenni, sia stato sempre più trascurato per un pregiudizio ideologico. Recuperarlo, fin dai primi anni scolastici, significa avere consapevolezza di chi siamo oggi, così come del nostro passato, per costruire un futuro comune».
Insistere sulla importanza della Patria non fa correre il rischio di finire nel nazionalismo?
«No. Si tratta di due concetti del tutto diversi. Il patriottismo c’è in tutti gli Stati democratici, mentre il nazionalismo presuppone un’idea di superiorità di una nazione sulle altre che non è certo la nostra idea».
Insomma, piccoli patrioti crescono?
«Il patriottismo è un sentimento e un’idea importante, cara ai nostri Costituenti. Significa senso di appartenenza a una comunità, consapevolezza di una storia, condivisione di valori fondamentali, che sono anche il presupposto per una positiva integrazione degli stranieri all’interno della nostra comunità, che comincia fin dai primi anni di scuola».
Nella pratica, come si traduce questo nuovo percorso formativo?
«Ci saranno 33 ore all’anno di educazione civica trasversali alle varie discipline».
Può farci un esempio?
«L’idea del rispetto come valore fondamentale può essere valorizzata sia nelle ore di storia, sia in quelle di letteratura o di altre discipline».
Ci saranno nuovi professori ad hoc?
«Gli insegnanti sono quelli disciplinari. La novità, oltre che nei contenuti, è che si vengono a definire i traguardi e gli obiettivi di apprendimento che finora mancavano».
Introducete i voti in educazione civica?
«E’ prevista la valutazione esattamente come per le altre materie. Il cardine di tutto il discorso è la centralità della persona umana e il rispetto che merita».
Come intervenite per contrastare il bullismo?
«I bulli sono figli di un padre e di una madre e il bullismo va contrastato prima nelle famiglie e poi nella scuola. Proprio per questo torniamo a dare valore al voto di condotta, perché ciò significa responsabilizzare lo studente. Il principio fondamentale che ci muove, e che è condensato anche nelle linee guida, è quello del rispetto verso ogni persona, verso le regole e verso i beni pubblici e privati. E due punti sono cruciali: in ottemperanza all'articolo 2 della Costituzione si dà rilievo ai doveri, accanto ai diritti; si dà inoltre centralità al principio di responsabilità individuale anziché a quello di responsabilità sociale».
Praticamente che cosa significa?
«Vuol dire per esempio che se il bullo aggredisce un insegnante o molesta un compagno di classe, questi atteggiamenti non sono colpa della società ma c’è una responsabilità individuale».
Lo sa che questa visione capovolge l’approccio tipico della cultura di sinistra?
«Certo che lo so. Ma, ancora una volta, questo della responsabilità individuale è un principio costituzionale».
Patria, doveri, responsabilità: insistere su questi valori non è voler riportare la scuola a un impianto conservatore?
«Ci sono i diritti e accanto ai diritti anche i doveri. Senza i doveri, i diritti non riescono ad essere effettivi. Noi non facciamo operazioni di tipo ideologico».
Quali altri passaggi importanti sono contenuti?
«Per fare un altro esempio, nelle linee guida rinneghiamo il mito della decrescita felice, sottolineando l’importanza della crescita economica per promuovere benessere per tutti e prosciugare le sacche di povertà che ancora esistono nel nostro Paese. Questo ovviamente nel rispetto dell'ambiente e della qualità della vita. E ancora: ci proponiamo di abituare i giovani alla cultura del lavoro, altro valore costituzionale. Occorre inoltre trasmettere l’idea che l’impresa e la proprietà privata sono fattori positivi di sviluppo, come recita ancora una volta la nostra Carta».
Una persona di sinistra vi direbbe: ecco la controrivoluzione, sulla scuola, della destra al potere.
«Se qualcuno la pensasse così, sbaglierebbe. Questa è una rivoluzione del buon senso e della ragionevolezza, che ha come stella polare la nostra Costituzione. Contiene spunti innovativi ed equilibrati sulle materie più varie: dalla tutela ambientale, dei beni artistici e delle biodiversità al rispetto verso le donne, al buon utilizzo delle nuove tecnologie (insegnando anche a difendersi dalle fake news), all’educazione alimentare, stradale e finanziaria, all’importanza dello sport nel percorso formativo. A tutto questo aggiungo anche l’obiettivo d’infondere una cultura della legalità a 360 gradi».
Finora non è stata a 360 gradi?
«In una bozza che è stata elaborata in passato, si parlava soltanto di criminalità politica e di criminalità economica. Ora invece, oltre a insistere sulla cultura anti-mafia, nella nostre linee guida c’è anche la sottolineatura della lotta a qualsiasi forma di criminalità, compresa quella che mette a rischio la sicurezza quotidiana del cittadino».
Quindi in classe non si studieranno solo le nozioni ma anche, molto di più: i valori costituzionali.
«Vogliamo costruire una scuola costituzionale nella sua integralità. La funzione della scuola è quella di educare cittadini liberi, responsabili e consapevoli».