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Emanuele Michieletti, il primario di Piacenza licenziato per gli abusi sulle colleghe: chiamava le sue vittime con l'altoparlante in corsia

8 ore fa 1
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Sono una decina, stando alle riprese delle telecamere piazzate dagli agenti della squadra mobile, le dottoresse e le infermiere che il primario avrebbe violentato. Solo due le denunce, la seconda ritirata nel giro di un'ora. Ma il sospetto degli investigatori è che le vittime di Emanuele Michieletti, sessant'anni, a capo del reparto di Radiologia dell'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, possano essere molte di più, considerato che è in servizio da quasi un ventennio. E che le indagini che hanno portato il medico ai domiciliari, con l'accusa di violenza sessuale aggravata e stalking, si concentrano su un periodo limitato: 45 giorni di intercettazioni ambientali che avrebbero accertato 32 episodi. Tutti ripresi dalle telecamere nell'ufficio di Michieletti e non è escluso, è l'ipotesi degli inquirenti, che ulteriori abusi siano avvenuti in altre stanze dell'ospedale.

UOMO DI POTERE

Ora si scava nel passato del primario, si ricostruisce ciò che avveniva in corsia per risalire a eventuali altre molestie, ma anche contraccolpi negativi sulle carriere o possibili promozioni sospette. Michieletti, nato a Vercelli e laurea a Milano, era noto a Piacenza per il suo valore professionale: una sua ricerca su pazienti affetti da Covid è stata pubblicato sulla rivista Radiology ed era relatore in prestigiosi convegni internazionali. Un uomo «potente», la descrizione di chi indaga, sia per il suo incarico, sia per le sue «conoscenze». Il medico, rileva la questura, agiva come se le dipendenti fossero a sua disposizione anche sessualmente «e per questo non si faceva scrupoli» a compiere le violenze «durante le normali attività e conversazioni di lavoro». Di fatto, «il primario compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio, all'occorrenza chiudendole nella stanza e bloccandole». La dottoressa che lo ha denunciato si è presentata per discutere delle ferie e, stando alle accuse, è stata sbattuta contro un mobile e abusata, altre venivano attirate con qualche scusa, persino convocate con l'altoparlante di servizio. «Si è riscontrato, in sintesi, che per il personale sanitario di sesso femminile entrare nell'ufficio del dottore per questioni lavorative significava dover sottostare ad atti sessuali». Per la Procura Michieletti avrebbe esercitato una forte pressione psicologica sulle vittime, sfruttando il suo ruolo dirigenziale. L'accusa infatti è quella di violenza sessuale aggravata dall'abuso di potere. Uno «scenario inquietante» di molestie, aggressioni, reticenza e connivenze che per anni, congetturano gli inquirenti, ha avvelenato il reparto di radiologia. Fino a un paio di mesi fa, quando la dottoressa chiusa a chiave nello studio del primario ha trovato la forza di denunciare e la Procura ha disposto le captazioni con le telecamere. Le nuove leggi sulle intercettazioni prevedono un massimo di quindici giorni di registrazione, prorogabili tre volte. Nel caso di Michieletti sono state richieste e accolte tutte e tre le proroghe, per un totale di 45 giorni di riprese. Ciò significa che, escludendo le ferie e i riposi del primario, le violenze commesse in alcuni casi sarebbero state anche più di una al giorno.

LICENZIAMENTO

Ieri il medico si è presentato davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia assistito dal suo avvocato, Massimiliano Casarola: «Ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere in attesa di prendere visione degli atti allegati al fascicolo del pubblico ministero. Il suo stato d'animo? È provato, come si può bene immaginare», afferma il legale. Nei prossimi giorni il giudice per le indagini preliminari deciderà sulla convalida degli arresti domiciliari, al momento la difesa non ha chiesto misure alternative. Nel frattempo la Ausl di Piacenza ha rescisso il contratto di lavoro con il primario, licenziato per giusta causa già mercoledì sera. È stata Paola Bardasi, direttore generale dell'azienda sanitaria, a raccogliere il primo racconto della dottoressa che ha denunciato Michieletti: «Evidentemente il mio modo di essere e di fare le ha dato fiducia e questo mi fa piacere. Non compete a me dire se altri sapevano, in ogni caso procederemo a un'indagine interna e ad altri provvedimenti, se necessario. La nostra direzione ha sovvertito molti percorsi, con grande fatica». Se il medico sarà rinviato a giudizio il Comune di Piacenza si costituirà parte civile, annuncia la sindaca Katia Tarasconi: «È un momento difficile per la nostra città. Il quadro che emerge dalle accuse è sconcertante e tocca un nervo ancora troppo scoperto nel 2025. Un quadro fatto di abusi costanti, reiterati, esercitati grazie anche al ruolo e alla posizione di potere e circondati da uno strano silenzio che lascia senza parole». Tarasconi si rivolge alle vittime «che ogni giorno purtroppo subiscono atti del genere. Un pensiero che vuole essere un abbraccio sincero: non sentitevi sole, non vergognatevi, non abbiate paura; chiedete aiuto, denunciate. È necessario, ancora una volta, spezzare il silenzio colpevole che troppo spesso accompagna fatti di questo genere».

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